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Archive for gennaio 2010

Dai 10 ai 20 anni trascorsi le vacanze estive all’Hotel barca d’Oro di Igea Marina. Ricordo delle vacanze lunghissime: un mese e, talvolta, di pi… Mostra tuttoù. Ogni due-tre giorni si prendevano delle cotte che sembravano l’innamoramento fatale, poi ci si scriveva per un po’ finite le vacanze, magari con qualche ragazze ci si vide qualche volta nelle loro città, poi basta. La cosa più curiosa era che la ragazza di cui ci si innamorava, quando la si reincontrava l’anno successivo non faceva più lo stesso effetto, anche se l’avevi pensata durante l’inverno, avevi scambiato lunghe epistole… il mio primo bacio fu, una sera, al luna park di Igea Marina, dietro una siepe, in un buio illuminato ad intermittenza dalle luci della giostra dei dischi volanti. Fu meraviglioso. Lei, per me, era la più bella di tutte: era mora con i capelli lunghi e gli occhi azzurri, con un per me irresistibile accento lombardo, che le dava un’aria sofisticata… ricordo i nostri maglioncini leggeri, quelli che si usavano alla sera e che si arrotolavano alla cintura dei pantaloni: il mio nocciola e il suo blu.
Entrai più volte dalla finestra o cose simili, ma ogni volta mi batteva il cuore e avevo una paura boia che lei mi prendesse per matto, esagerato, oppure avevo paura di non aver capito bene se provava le mie stesse emozioni… ma solo per lavoro mi sono sforzato di capire cosa pensava lei prima del mio arrivo, se lo sperava o no, se ci pensava… all’epoca mi sembrava impossibile. Anche adesso!
F.

ho trascorso per diversi anni le ferie a riccione con i miei nonni.di solito tutto il mese di luglio.ho ricordi molto belli di quel periodo.i primi amori e le amicizie fatte.poi nel giugno del 1986 ho conosciuto l’amore della mia vita.avevo 16 anni ed e’ stata tutta una coincidenza del tipo quella sera nn dovevo uscire e lui nn doveva venire.dopo 3… Mostra tutto giorni il primo bacio.a dire la verita’ nn mi piaceva molto anzi mi stava molto sulle scatole per il suo modo di fare.abbiamo continuato a uscire e da allora nn ci siamo piu’ lasciati.ricordo con molto piacere quei bei momenti, le passeggiate fatte mano nella mano e le ferie fatte insieme l’anno dopo sempre a riccione.passeggiae in spiaggia sotto le stelle,il baciarsi per ore e nn stancarsi mai.sono trascorsi ormai 24 anni da allora siamo felicemente sposati e abbiamo 4 bellissimi bambini.grazie per avermi fatto ricordare tutto questo
E.

avevo 16 anni e solo ora mi rendo conto di quanto fossi bella. Non mi piacevo per niente, tutte le mie amiche avevano gi… Mostra tuttoà baciato un ragazzo da anni e si approcciavano già alle loro prime esperienze sessuali… quell’anno li (2003) portai i miei in vacanza a marina di ragusa, Hotel florio, proprio sul lungo mare, vidi il mio primo concerto (Franco Battiato, a Santa Maria di Licodia, un paesino etneo), fumai le mie prime sigarette (camel gialle)…un turbinio di prime volte insomma… tornata dalle vacanze in paese rividi un ragazzo, bello come un raggio di sole che filtra al mattino tra gli infissi semichiusi e annuncia la fine dell’inverno…alto, moro, capelli ricci morbidi lunghi fino alle spalle, sguardo furbo e un bellissimo sorriso, con cui giocavo da piccolissima durante le vacanze estive… Vive a Brescia lui e torna in Sicilia al mio paese ogni estate per andare a trovare i nonni che vivono a 100 mt da casa dei miei…il primo ragazzo che mi guardò in quel modo li… un bacio meraviglioso. non me lo scorderò mai. c’è stato amore in quel momento li e lo amerò per sempre lui, noi, in quel momento, magico ed eterno. spero di rivederlo un giorno.
T.

c’ho pensato ma, nonostante abbia avuto sin da ragazzina tanti filarini più che andare in giro mano nella mano non si faceva, il primo bacio (bacio bacio) fu con un ragazzo molto più grande di me, io dovevo avere intorno ai 16 anni si e mi fece schifo, forse per quello poi tardai a darne altri, fino a quando feci la mia prima vacanza appena maggiorenne, a Riccione con la mia migliore amica , ma….a 18 anni, adolescente? mmmm, mi sa che son fuori al goco…
quello è stato il primo di una lunga serie :-)), mi ero innamorata follemente e poi come facemmo conoscenza fu veramente originale: notte fonda, io e la mia amica gi… Mostra tuttoà a letto che cercavamo di prender sonno e sti due che evidentemente ci avevano già addocchiato essendo anche loro ospiti nella stessa pensione che fanno? ci entrano in camera passando dalla finestra!!! non vi dico lo spavento. Comunque quella notte fu memorabile, come potevo non innamorarmi di lui? Mi aprì parte di un mondo di sensazioni a me ancora sconosciute. Fu molto bello, divertente, e lo ricordo ancora con un sorrso sulle labbra :-)))
P.

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una canzone

Lungo una strada (titolo provvisorio)
(De Laurentis – Roberto, Patrizia, Elisa, Quintilia Anna, Katia, Michela
e con la collaborazione di Rossana,
basata su un idea di Stefano)

re do si do si
SOL RE/fa# DO/mi SOL
Buon viaggio, amore mio… lungo una strada
DO SOL LAm
Cammina senza fermarti libera
SOL RE/fa# DO/mi SOL
Libera da ogni dove… libera da ogni come
DO SOL LAm
Libera da ogni perché ma soprattutto da me
SOL LAm SOL/si DO
Se vuoi parti di notte per quel cammino
SOL LAm DO SOL
Non voltarti mai senza pensare

rit. RE/fa#
Senza voltarti
DO/sol SOL
Senza rimpianti
MIm
Corri incontro al destino
DO
Un destino tutto nuovo
SOL/si
Io l’ho immaginato per te
RE/fa# DO/sol SOL
Lungo… una strada…
MIm
Ed ogni passo ogni metro che passa
DO
Sarà come una pietra
SOL/si
Posata sopra i ricordi
RE/fa# DO/sol SOL
Di un amore sbagliato…
DO/sol sol
Una strada…
RE/fa# DO/sol SOL
Lungo… una strada…
DO/sol SOL
Lungo… una strada…
DO/sol SOL
Lungo… una strada…
DO/sol SOL
Lungo… una strada…

SOL RE/fa# DO/mi SOL
Lungo una strada… voci e colori
DO SOL LAm
Ti passano accanto… come la nebbia
SOL RE/fa# DO/mi SOL
Occhi che scrutano senza parole
DO SOL LAm
La strada è la storia la vivi, ci muori.
SOL LAm SOL/si DO
La strada è lunga, piena di pericoli
SOL LAm DO SOL
Ti circondano, ma vai… fino alla fine

rit. RE/fa#
Senza voltarti
DO/sol SOL
Senza rimpianti
MIm
Se vuoi veramente una cosa
DO
Troverai una strada, ma
SOL/si
Se non la vuoi davvero
RE/fa# DO/sol SOL
Troverai… una scusa…
MIm
Ed ogni passo ogni metro che passa
DO
Sarà come una pietra
SOL/si
Posata sopra i ricordi
RE/fa# DO/sol SOL
Di un amore sbagliato…
DO/sol sol
Una strada…
RE/fa# DO/sol SOL
Lungo… una strada…
DO/sol SOL
Lungo… una strada…
DO/sol SOL
Lungo… una strada…
DO/sol SOL
Lungo… una strada…

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il grido

Sabato scorso, nella saletta del Municipio, antistante Villa Nani-Mocenigo, si è svolto il secondo dei tre appuntamenti della rassegna “Tracce di Polesine e di memoria nel cinema d’autore” , con la presentazione di uno dei più significativi e rappresentativi (quale lavoro del Maestro non lo è?! NdR) lavori di Michelangelo Antonioni “il grido“.
Grazie all’esauriente e preziosa presentazione da parte di Ferdinando De Laurentis, sono usciti dal film alcuni aspetti importanti. Il film, pervaso da un senso di forte orizzontalità (la pianura Padano-ferrarese), termina in un elemento verticale, la torre dalla quale precepita Aldo… Pensando alla scena finale, poco prima della parola FINE, nella quale si vede Aldo (non essendo sepolto si “stacca” dall’ambiente) deceduto, e sullo sfondo la gente che sfila e va alla manifestazione, ci si chiede a tragedia avvenuta chi sia stato il vero protagonista del film: Aldo, che nella sua situazione era isolato dalla società, o la società stessa che è isolata?
Bisogna oltremodo ricordare che i film di Antonioni vanno vissuti e l’ultima cosa da fare è seguirne la trama: basti pensare al bianco e nero del film (questo il suo ultimo lavoro non a colori) e alla colonna sonora di solo pianoforte (tasti bianchi e neri), al significato recondito degli ospiti del manicomio incontrati dalla bambina, durante il loro viaggio, e via dicendo
Ma sopratutto, da questo lavoro, ne esce come sia sempre più intenso il lavoro da parte di Antonioni della ricerca della donna: attorno ad Aldo ruotano molte figure femminili, a cominciare dalla bambina testimone del suo viaggio, ad Irma (a rappresentare la coerenza sentimentale), Elvia (un passato di Aldo irrecuperabile), la benzinaia (la provvisiorietà), la prostituta (una disponibilità che è anche condanna)
Un lavoro che non ha riscosso successo di pubblico, ma osannato dalla critica.
Inutile dire come la saletta del municipio fosse gremita di persone attente e coinvolte dalla proiezione, di come, inoltre, dopo la proiezione, qualcuno si sia fermato con Ferdinando, per commentare e capire assieme il film…
Prossimo e ultimo appuntamento tra circa un mese

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nuove strade

Un’ importante novità caratterizza questo nuovo anno: un cambio della guardia ai vertici del comitato direttivo, ossia Ferdinando De Laurentis lascia la presidenza del Teatro Polivalente di Occhiobello a favore di Alessandro Barbieri suo principale collaboratore in questi ultimi 14 anni di attività dell’associazione culturale..
Alessandro, visibilmente imbarazzato e felice della nuova carica, ribadiva chiaramante il desiderio di rinnovare con impegno e proseguire con nuovo entusiasmo le principali attività già avviate da Ferdinando, inoltre aveva in cuore il disiderio di chiarire questo importante cambio della guardia dichiarando che: “è giusto che Ferdinando sia più libero nella sua intensa attività di autore e regista, anche se sarà sempre al nostro fianco per lavorare con noi (di imminente realizzazione il nuovo cortometraggio la forestiera NdR) e per consigliarci, e questo dà a tutto il gruppo una certa tranquillità di base. Lui sarà il docente principale della scuola, affiancato da altri validi insegnanti, e sarà il nostro punto di riferimento con cui confrontarci”.
Infine, personalmente, ritengo che questa scelta, in un gruppo di lavoro che prima si identificava solamente con Ferdinando, ora conceda invece più “visibilità” alle persone di un affiatato gruppo di lavoro, nelle quali ognuna è chiamata, nel poco o nel tanto, a dare, a mettersi in gioco con le capacità che lo caratterizzano, avendo di ritorno una preziosissima opportunità di crescere sotto molti aspetti.
Stefano

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un ricordo

Un ricordo a Severino Gazzelloni, il miglior flautista italiano del XX secolo, che oggi compirebbe 91 anni. Per la sua bravura nel suonare fu attribuito a Gazzelloni il soprannome di flauto d’oro, flauto che effettivamente egli usava per esibirsi. circondato alla base da una veretta di diamanti, costruito a mano esclusivamente per lui da un artigiano tedesco.

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Attraverso i modi di dire, i detti, i proverbi, le filastrocche, alcune frasi particolari, si racconta la tradizione di un popolo e il cinema l’ha raccontata e continua a raccontarla. Sono molti i modi di dire che s’incontrano parlando e molti sono quelli usati al cinema. Non sempre, sia nella vita che sul grande schermo, vengono adoperati a proposito, non sempre il lettore o lo spettatore li coglie per quello che sono. Poco male, dato che il contesto spesso è sufficiente a far capire di cosa si tratti, e la comparazione arguta, il ricordo di una situazione quasi simile in cui qualche personaggio s’è imbattuto vengono subito chiariti intuitivamente. Spesso molti modi di dire chiudono sinteticamente un significato molto preciso. Molti modi di dire che furono tali un tempo, oggi non lo sono più, così come un modo di dire in un luogo non ha lo stesso significato in un altro. Il modo di dire presenta aspetti tali da non poter essere definito con esattezza, forse perché ogni linguaggio è tutto una grande metafora, o tutto una catena di simboli che, collegando gli elementi, riesce a cogliere la sintesi d’un oscuro rapporto che intercorre tra i fenomeni. Il linguaggio popolare resta saldamente ancorato all’immagine, al dato concreto o al fatto reale; conosce, elabora ed esprime attraverso l’immagine la cui carica espressiva tende continuamente a rinnovarsi, nonostante il logorio al quale vanno soggette tutte le cose. L’aspetto più vivo di queste espressioni sta nel fatto che lasciano cogliere il linguaggio allo stato nascente, permettendo di seguire il segno che, da particolare, diviene significativo per una comunità, veicolo d’uno scambio. È un punto di vista particolarmente felice per percepire la creatività continua d’una comunità linguistica che si rivela secondo il proprio spirito, la propria tradizione e la propria storia. Ogni terra dà vita e corso alle proprie facezie proverbiali particolari, molto più particolari di altre espressioni. Nei film tornano ad apparire così come appare la cultura di un determinato luogo. Uno degli aspetti più interessanti della cultura contemporanea è il recupero del passato, in particolare di quella civiltà contadina e artigiana, di quella cultura subalterna che ha rappresentato fino a qualche decennio fa l’ossatura portante dell’economia e della vita quotidiana polesana. Ci si riferisce a quelle tradizioni e ai modi di dire popolari che stanno via via scomparendo. Anche in Polesine non sono mancati autori e registi cinematografici che hanno in parte ripreso e fermato su pellicola quella ricca messe di testimonianze sugli usi e costumi dei nostri antenati che ancora oggi ci permettono di rivedere un passato che, pur così vicino, appare già molto lontano. La ruota del tempo nella vita del contadino palesano è scandita sempre da detti, o modi di dire, legati al ciclo stagionale e al Po. In “Gente del Po” Michelangelo Antonioni, dopo aver mostrato la vita della gente che vive sul fiume (sui barconi) e attorno al fiume, mostra la sequenza con una donna vestita di nero che si avvicina all’entrata della chiesa di Crespino, mentre dall’angolo sbuca un uomo in bicicletta che va verso la m.d.p. che lo segue, scoprendo la facciata di una casa davanti la quale un vecchio, di spalle, si china a raccogliere qualcosa. Intanto, la voce fuori campo dice: “La vita scorre lenta come le stagioni, come il fiume. Questo dicono le campane”.
I modi di dire e i proverbi sono la saggezza del popolo. Fin dai tempi di Salomone e di Plutarco i proverbi rappresentavano norme di comportamento, regole giuridiche, religiose, igieniche, d’insegnamento scientifico e anche in amore. Sempre in “Gente del Po”, un giovane con la bicicletta si dirige verso la riva del Po e lo speaker annuncia che “andan a far l’amur in riva al Po” [va a far l’amore in riva al Po], com’era tradizione in quei luoghi, verso le ore del tramonto.
Nei film girati in Polesine si può osservare un fenomeno glottologico complesso, di natura eterogenea, esattamente come avviene nella realtà. Nessun rudimento di lingua straniera si rinviene nel dialetto, ma si nota la differenza, o diversità, dei dialetti col variare dei luoghi nella stessa provincia. Storicamente ciò è conseguenza delle diverse dominazioni a cui dovette spesso sottostare la provincia di Rovigo. Nella fattispecie si notano due dialetti ben distinti: il dialetto veneto e celtico, e, lungo il Po, un dialetto che risente particolarmente di quello ferrarese per un dominio durato fino al 1797, poiché nella Transpadana ferrarese era circoscritta una parte del territorio polesano del Tartaro e del Canalbianco. Lungo l’Adige si parla invece spiccatamente il dialetto veneto per il continuo contatto con Venezia, la vecchia dominatrice. Nel film “Il grido” di Michelangelo Antonioni, man mano che la storia si sposta da Occhiobello verso Porto Tolle, si può notare questa diversità di parlata, soprattutto nelle frasi dette da comparse o da personaggi minori. Con l’accento tipicamente ferrarese una fruttivendola dice ad Irma che “l’alluvione ha portato via un po’ di vecchio e ha fatto posto a un po’ di nuovo”, quindi aggiunge che “quello che si guadagna in comodità lo si perde in qualità”. Con un più marcato accento veneto, invece, un vecchio risponde a Rosina: “Quando non ce n’è più viva Gesù”. Con lo stesso accento, il padrone delle draghe dice agli operai: “Bevete che domani potrete essere morti”. Tipicamente veneto è il “Va a remengo” di Andreina ad Aldo. Anche i modi di dire rispecchiano la terra. “Tua sorella ha la luna, stamattina” – esordisce Aldo con la sorella di Irma. “Perché vuoi buttare via i soldi per niente?” – Dice quindi Irma ad Aldo che tenta di riconquistarla con un regalo. “Costa troppo vivere in città” – dice Aldo alla figlia Rosina. In un breve dialogo la madre di Aldo sciorina tre tipici modi di dire locali: “Le chiacchiere sono come la grandine, dove cade prende”; “bella donna è una cosa, donnaccia è un’altra” ed infine si augura che ci sia una maniera per “far tornare il sentimento” ad Irma.
Nel film di Antonioni, si ripete spesso il modo di dire “essere sulla bocca di tutti” e viene usato, naturalmente, come un fatto negativo, da evitare. Elvia, quando rivede Aldo dopo molto tempo, lo saluta con “chi non muore si rivede”. Andreina ad Aldo che dà segni di apatia dice: “Il lavoro non sta ad aspettare i tuoi porci comodi”. Michelangelo Antonioni mostra un cartello in una bottega che ha più o meno lo stesso significato: “In questa drogheria chi non paga torna via”.
Nei modi di dire, detti, cantilene, filastrocche, preghiere, semplici frasi ad effetto, presenti nei film ambientati in Polesine c’è il mistero di questa terra. Probabilmente si tratta anche di semplici superstizioni o suggestioni o riflessioni popolari. Il mistero ha sempre incantato e spaventato l’animo popolare. Ogni cosa nella vita sembra regolata da norme precise: la trasgressione porta sfortuna (vedi “Ossessione”). Il male porta soltanto male, così come per il protagonista del film “Il grido” di Michelangelo Antonioni, che non ha via di scampo. Il soprannaturale ha sempre incantato e spaventato l’animo popolare. È, da sempre, convinzione che per vivere senza sorprese si debbano seguire alcune norme per non incorrere nella vendetta di forze occulte che stanno al di sopra di tutti. Tutte queste credenze, nel Polesine, sono sempre state piuttosto radicate e il cinema le ha raccontate attraverso la cultura popolare, com’è riscontrabile nelle frasi che si sono estrapolate dai film. Le ragioni di questo fenomeno sono di vario tipo.
Dal punto di vista psicologico l’atteggiamento superstizioso ha sempre avuto come radice il senso di insicurezza, di timore, di incapacità ad affrontare la realtà. Questo timore e quest’incapacità venivano proiettati, generalmente, nella concezione della divinità, dando origine ad una strana forma di religiosità che corrispondeva al bisogno di sicurezza, all’esigenza inconfessata di protezione o alla necessità di neutralizzare sentimenti di angoscia e frustrazione. L’uomo cioè ha sempre preferito proteggersi dall’influenza di supposte forme occulte, di poteri sovrastanti e minacciosi, di eventi incerti, di situazioni non tollerabili e non controllabili.
Molte superstizioni sono entrate a far parte del patrimonio della saggezza popolare senza nessuna pretesa religiosa, ma semplicemente come forma di prevenzione o come innocui luoghi comuni tramandati dalla tradizione.
Durante la prima guerra mondiale, ad esempio, il fenomeno del propagarsi delle superstizioni assunse un’ampiezza davvero impressionante in tutti gli eserciti. Quando Cesare Battisti fu impiccato nel castello del Buon Consiglio, la corda servita all’impiccagione fu ridotta in minutissimi pezzi e contesa avidamente dai numerosi ufficiali dell’esercito austroungarico presenti, poiché ognuno voleva conservarne un pezzetto quale talismano contro i rischi e i pericoli della guerra. Furono proprio i prigionieri austroungarici a diffondere tra gli italiani l’uso di talismani da portare in tasca contro le malattie: i dadi da minestra o le castagne dell’ippocastano contro il raffreddore, le cipolle contro il mal di testa, l’aglio contro il colera.
Nei luoghi vicino al Po ci sono dei punti, sugli argini del fiume, particolarmente favorevoli per gustarsi lo spettacolo delle stelle cadenti nella notte di San Lorenzo. Quanti ragazzi, nei secoli, hanno espresso i loro desideri. Tra questi, sicuramente, ci sono stati anche nomi illustri del cinema italiano.
di Ferdinando De Laurentis

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Il Gazzettino – venerdì 30 novembre 1956 – Continuano le riprese de “Il grido” – LA TROUPE DI MICHELANGELO ANTONIONI SARA’ A PORTO TOLLE PER CIRCA VENTI GIORNI – Alida Valli e Steve Cochran a Rovigo – Alla ricerca di una Loren – Lollobrigida Dopo aver “girato” ad Occhiobello e S. Maria Maddalena la troupe cinematografi…ca de “Il grido” si trasferirà, da lunedì, nella zona di Porto Tolle per la ripresa di varie scene.Della “troupe” fanno parte, come è noto, Alida Valli, Steve Cochran, Betsy Blair, Gabriella Pallotta, Iwalani (una bellissima hawaiana) e molto probabilmente Dorian Gray.Questo eccezionale cast d’attori – ne fa parte anche la piccola Mirna Giraldi di Porto Tolle – agli ordini del regista Michelangelo Antonioni si fermerà nella zona per una ventina di giorni circa, soggiornando parte a Rovigo, Adria e Porto Tolle.Alida valli e Steve Cochran – come del resto fu per raf Vallone, Maria Schell ed Eva Kotthaus – alloggeranno a Rovigo, Michelangelo Antonioni ad Adria mentre buona parte della “troupe” si sistemerà a Porto Tolle.A Ca’ Mello di Porto Tolle dovrebbe essere girata la scena finale del film, con Alida Valli e Steve Cochran.La valli – che dopo “Senso” di Visconti non si era più presentata davanti alla macchina da presa – sarà nel film la moglie di Cochran, Mirna Girali la loro figlioletta.Anche a Porto Tolle Antonioni si varrà di molte comparse locali specialmente per alcune scene di massa.Il regista che abbiamo incontrato ieri sul Po, si augura di trovare finalmente quel volto nuovo dello schermo che egli cerca da più di qualche mese sia nel Polesine che nel ferrarese. La nuova scoperta di Antonioni (sarà una ragazza attorno ai vent’anni) dovrà avere un po’ di Sofia Loren ed un po’ di Gina Lollobrigida.

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Il Gazzettino – venerdì 23 novembre 1956 – LA FESTA IMMORTALATA Nel Dopolavoro di S. Maria Maddalena, la “troupe” di Antonioni ha girato alcuni interni del film “Il grido”. Il soggetto di queste riprese era una festa da ballo paesana, alla quale partecipavano anche Steve Cochran, Betsy Blair, Gabriella Pallotta, Gaetan…o Matteucci e Alida Valli. A decine le comparse volontarie erano giunte da Occhiobello, da Canaro e Polesella. Si può dire che, nell’occasione, tutta la gioventù ballerina rivierasca si fosse riversata nella saletta che, fino alle ore piccolissime, è risuonata di urla, strepiti e suoni

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Il Gazzettino –lunedì 19 novembre 1956 – Cronache cinematografiche polesaneUNA MEZZ’ORA SULLE RIVE DEL PO CON GLI INTERPRETI DE “IL GRIDO” Vanno pazzi, gli ammiratori, per la Valli, Cochran, la Pallotta, la bella hawaiana e Betsy Blair – La compagnia di Antonioni sarà tra breve a Porto Tolle – Ci sono cinque ragazzi di… Ferrara che oggi si sfideranno in una corsa con i motoscafi sul Po. – Questo più o meno il dialogo che si stava svolgendo ieri mattina in una casa nella golena del Po in località “Giarrette” di Occhiobello tra Gaetano Matteucci e Betsy Blair, due degli interpreti de “Il grido” il film che Michelangelo Antonioni sta girando sugli argini del fiume, preso ormai di mira a quanto pare, dai cineasti.E per questa breve scena che durerà al massimo due minuti si è impiegata una mezz’ora buona. Matteucci (è un dottore in legge di Ferrara ma residente a Roma per ragioni di lavoro e scelto da Antonioni per il ruolo dell’innamorato di Gabriella Pallotta) ha dovuto salire e scendere sei o sette volte una rampa dell’arginale eseguire svariate corsette per presentarsi, affannato davanti alla macchina da presa mentre Luigi Vanzi il giovane e allegro aiuto regista rincorreva non poche volte una gallina che doveva tagliare la strada a Matteucci.E mentre tutto questo avveniva, decine di persone piantate nella melma e trattenute dai carabinieri, cercavano di scorgere i divi, i loro beniamini, per ammirarli o chiedere autografi. Un gruppetto di graziosissime ragazze tra le quali Clara Beccari una diciannovenne di “Giarrette” dai capelli color ebano scelta per una piccola porticina, lavorando di gomiti e… sorrisi tentava continuamente di farsi largo per cercare di vedere Steve Cochran il notissimo attore cinematografico che ne film sarà il marito di Alida Valli.E Steve Cochran conosciuto come “la bestia buona” dei film hollywoodiani, non era lontano, si trovava a pochi metri dalle sue ammiratrici. Era seduto in riva all’argine quasi mischiato alla folla tutto intento a giocare con il suo cane Shane, un magnifico lupo. Il protagonista de “L’amore più grande del mondo” di “Carovana del Luna Park” di alcuni film western e di cinque altri con Virginia Mayo, è un simpatico ragazzone americano che – alieno di ogni forma di divismo – parla volentieri con chiunque, masticando a fatica un po’ d’italiano.È venuto in Italia per interpretare questo film, andrà poi in Inghilterra ove sarà il protagonista di “Slader” con Van Jhonson e Ann Blith. Mentre conversava con noi e posava davanti al fotografo, Steve Cochran (vuole essere chiamato semplicemente per nome) veniva riconosciuto da alcune ragazze che gli facevano immediatamente ressa attorno chiedendogli autografi e foto, a non finire. A liberarlo dall’assedio giungeva però una bionda molto carina che dopo averlo preso sotto braccio ed averlo accompagnato per qualche metro gli riassettava il giubbetto di panno e lo forniva di un pettine per ricomporsi i capelli. Alle molte “fans” deluse per l’arrivo inaspettato dell’intrusa Steve rivolgeva un sorriso e quindi nel suo stentato italiano, diceva: “Niente paura, questa mia figlia Andye: è una suocera”. Subito dopo tenendo a braccetto la figlia Cochran – chiamato dall’ispettore del film Angelo Binoretti – scendeva la famosa rampa nell’argine e entrava nella casetta (Antonioni l’aveva trovata dopo molte ricerche) ove si stavano girando alcuni interni.Tra gomitate, un paio di pestoni e altrettante spinte e la macchina fotografica in mezzo al fango fecero improvvisamente capire a noi che stavamo fra la folla sull’argine che qualche cosa di nuovo stava accadendo. E di questo qualche cosa ce ne potemmo rendere conto un minuto dopo, quando in mezzo a tutte quelle teste scorgemmo – protetta da alcuni carabinieri e da componenti della troupe cinematografica – scendere da una autovettura Alida valli, stranamente bionda. La brava attrice con una calma inusitata dopo aver distribuito innumerevoli autografi riusciva, finalmente a scendere l’argine per portarsi dopo tanto tempo di ingiustificata assenza (dopo “Senso” quella che può ritenersi una delle più brave dive del nostro cinema era scomparsa dal regno della celluloide) davanti alla macchina da presa. Alida Valli a cui ci lega oltre l’ammirazione anche una cordiale amicizia, ci ha poi spiegato che la tinta dei suoi capelli non era un capriccio ma una imposizione del copione. La moglie di Steve Cochran (Aldo) cioè lei deve avere infatti i capelli di quel colore. Dello stesso colore (ma quelli sono naturali) li ha pure Mirna Girardi la graziosa bimba di nove anni scoperta a Porto Tolle che nel film sarà la figlia di Alida e Steve. E a dire il vero – come del resto era accaduto con mariù pascoli in “Picoolo mondo antico” – la piccola Mirna assomiglia un po’ alla madre temporanea. Alida Valli è lieta di essere tornata al cinema dopo la brillante parentesi teatrale. È sicura che questo sarà un ottimo film; ne da soprattutto garanzia il fatto che dietro la macchina da presa c’è Michelangelo Antonioni.Anche in questo film come in “Senso” i rapporti tra Alida Valli ed il marito (questa volta non si tratta di un patrizio veneziano ma di un operaio) non sono troppo affettuosi; lei e Steve o per meglio dire Aldo vivono infatti separati. Anche Betsy Blair non ha avuto fortuna con Aldo. Nel film essa è la sua ex fidanzata che avrà per rivali prima Alida Valli e poi (sempre nel film) sua sorella Gabriella Pallotta. L’interprete di “Marty” (interpretò un tipo di ragazza che forse tutti vorremmo avere per compagna) non è poco carina come apparve in quel film anzi oseremo dire senza tema di smentita che è tanto bella quanto brava, e delle sue capacità la semplice e gentile Betsy ne ha dato la prova oltre che ne “La storia di un timido” anche in “Calle Major” e “Rencontre a Paris”.Chi è invece solo alla sua seconda esperienza è Gabriella Pallotta che per la sua interpretazione ne “Il tetto” è in lizza per il Nastro d’Argento. Gabriella è una ragazza affabile, cordialissima e quanto mai decisa a fare carriera. E questo film con Antonioni è appunto per lei un altro gradino verso il successo. Ed il successo a Gabriella Pallotta non dovrebbe mancare. Ne sono conferma la sua freschezza la sua spontaneità cose che la rendono subito simpatica e danno l’impressione, di averla già conosciuta, magari come compagna di banco o vicina di casa.In paese quasi tutti ormai la conoscono; si ferma spesso a conversare coi bimbi, a fare qualche compera nei negozi tenendo magari a mano la piccola Mirna che tanto per ammazzare il tempo non trova di meglio che farsi raccontare delle favole da Bruno e Emilio Andreasi, Vittorino Marzolla, Mario e Corrado Benetti, cinque barcaioli di Occhiobello ingaggiati come comparse.Da ieri la piccola Mirna ha trovato due nuove amiche, Andye Cochran la figlia di Steve e Iwalani una bellissima ragazza hawaiana compagna di Andye. Con Andye e Iwalani, la piccola Mirna farà il suo ingresso trionfale tra qualche giorno a Porto Tolle quando cioè la troupe si porterà a Pila per girare alcuni esterni. Alle sue compagne della quarta elementare Mirna presenterà forse oltre a Andye e Iwalani anche mamma Alida, papà Steve e le colleghe Betsy e Gabriella personaggi veri di una favola da raccontare tra molti anni ai nipotini.

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Il Gazzettino – mercoledì 14 novembre 1956 “IL GRIDO” DI ANTONIONI AD OCCHIOBELLO E PORTO TOLLE Con base a Ferrara, città natale del regista Michelangelo Antonioni, una troupe di cineasti sta preparandosi per gli “esterni” che si riprenderanno in questi giorni prima ad Occhiobello e poi a Porto Tolle per realizzare un… film di ambiente e stile neorealisti del quale già allo stadio di progetto si era in passato molto parlato: “Il Grido”.Il film narrerà la storia di un operaio in uno zuccherificio – Aldo – e della sua burrascosa vicenda sentimentale con la giovane moglie dalla quale vive separato; il film si concluderà tragicamente con la morte dell’operaio.Gli interpreti saranno Alida Valli, Steve Cochran, Betsy Blair, Gabriella Pallotta (la stessa che fu protagonista de “Il Tetto” di De Sica), Dorian Gray ed altri. Per l’occasione sono stati anche ingaggiati per il ruolo di generici alcuni abitanti di Occhiobello e fra questi Alfredo Pitteri e Gaetano Matteucci. La più importante scoperta, però, è quella che riguarda una bimba di Occhiobello, l’undicenne Mirna Girardi che nel film sarà la figlia di Steve Cochran.La troupe ha preso in affitto anche una stanza di proprietà della signora Turatti nella quale si girerà un interno.Inutile dire della curiosità per questa troupe molto importante che, dopo Occhiobello, sembra si sposti anche a Porto Tolle. Si ritiene che la troupe si fermerà ad Occhiobello una decina di giorni e che il primo colpo di manovella sarà dato sabato venturo.
Ferdinando De Laurentis

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