Il cinema è un lavoro d’equipe, dall’inizio alla fine. Ciascuno del gruppo deve funzionare alla perfezione, dalla “star” all’ultima comparsa, dal regista all’ultimo macchinista. Il cinema racconta tante storie, le più disparate, eppure ci sono tante storie che rimangono dietro la macchina da presa. In Polesine se ne raccontano alcune che hanno un profumo particolare, perché raccontano del “grande sogno” che sfocia in amore verso un “mondo di magia”, quale è il cinematografo. Sono storie in cui gli esseri umani ricercano il sogno di una vita e trovano piccole grandi felicità che ricompensano, spesso, più di qualsiasi somma di denaro.
Probabilmente la prima di queste storie è quella di una ragazza rodigina, nata prima ancora della prima sala di proiezione cinematografica a Rovigo, che divenne una brava attrice. Era la figlia del padrone del caffè Borsa e si faceva chiamare Dria Paola. Nata a Rovigo il 21 novembre 1909 e morta a Roma il 12 novembre 1993, fu una nota interprete del periodo del muto e divenne famosa per la sua interpretazione ne “La canzone dell’amore” (1930) di Gennaro Righelli, primo film sonoro italiano, accanto ad Elio Stainer. Fu un successo memorabile. La prima proiezione si ebbe al Supercinema di Roma. A scoprire Paola Dria fu Alessandro Blasetti, che la lanciò nel 1929 nel film muto “Sole”. Complessivamente l’attrice recitò in una cinquantina di film, spesso accanto a grandi attori di teatro come Petrolini, Musco, Zacconi, Viviani. Con quest’ultimo interpretò, nel 1938, “L’ultimo scugnizzo”. Recitò inoltre in “Pergolesi” (1932), “La cieca di Sorrento” (1934), “Il Cavaliere di San Marco”, “La notte delle beffe”, in “Pensaci, Giacomino” di Gennaro Righelli, e in “Vele ammainate”, unico film sonoro di Anton Giulio Bragaglia. Si ritirò dall’attività artistica negli anni ’40. Il suo ultimo film fu “Pantera nera”, del 1941.
Dria Paola, pseudonimo di Etra Pitteo (Rovigo, 21 novembre 1909 – Roma, 12 novembre 1993), è stata un’attrice italiana di cinema, teatro e televisione. È annoverata fra le maggiori interpreti attive nella sua epoca.
Biografia
Nata in una famiglia media, si appassionò alla danza già dall’età di tre anni. A dieci cominciò a calcare i palcoscenici e, dopo aver cambiato il suo nome di battesimo in Dria Paola, dal sapore più orientaleggiante e misterioso, grazie alla sua straordinaria bellezza, riuscì ad ottenere una particina nel film Gli ultimi giorni di Pompei, (1926), diretto a quattro mani da Carmine Gallone ed Amleto Palermi. Da allora, fu un susseguirsi di trionfi, in pellicole che catapultarono l’attrice veneta fra l’Olimpo delle stelle del cinema italiano dell’epoca. Dopo varie pellicole in ruoli di supporto ma anche da protagonista, nel 1933 interpretò il film per cui è tuttora ricordata: Fanny, (1933), di Mario Almirante. Riappare regolarmente sino agli albori degli anni quaranta, quando, ancora giovane ma ormai piuttosto sfiorita, preferisce ritirarsi a vita privata.
Il primo film sonoro
Il suo nome resta tuttavia ancor’oggi indissolubilmente legato a La canzone dell’amore, (1930), di Gennaro Righelli, pellicola ricordata per essere stata la prima sonora prodotta interamente in Italia e nella quale la Paola recitò accanto ad un’altra diva dell’epoca, Isa Pola, con la quale divise i fasti della celebrità del primo cinema sonoro italiano.
Attiva in seguito come artista ed autrice di una singolare autobiografia, muore improvvisamente all’età di ottantadue anni nel 1993, lasciando il ricordo di una brava attrice forse non sfruttata sempre al meglio.
Filmografia
Gli ultimi giorni di Pompei (1926)
Sole (1929) – Giovanna
Cortile (1930) – Maria
La canzone dell’amore (1930) – Lucia
Vele ammainate – (1931)
Il medico per forza (1931)
L’uomo dall’artiglio (1931) – Dottoressa Renata Vigo
Pergolesi (1932)
Fanny (1933) – Fanny
Il signore desidera? (1934) – Mirella
La fanciulla dell’altro mondo (1934)
La cieca di Sorrento (1934) – Beatrice di Rionero
Un colpo di vento (1936)
L’albero di Adamo (1936) – Eugenia
Pensaci, Giacomino! (1936) – Maddalena
L’ultimo scugnizzo (1938)
L’albergo degli assenti (1938) – La giovane innamorata
Lotte nell’ombra (1938) – Susanna
Il cavaliere di San Marco (1939) – Stefania
La grande luce (1939)
Traversata nera (1939) – Alina
La mia canzone al vento (1939) – Luisa Paoli
La notte delle beffe (1939) – Giulietta
Cuori nella tormenta (1940) – Teresa
La pantera nera (1942) – Anna, la segretaria dell’ispettore Hegeduz
Un’altra storia riguarda Eros Buttaglieri, un pittore polesano, di Bagnolo di Po, che emigrò a Roma per compiere il servizio militare e lì decise di restare iniziando a lavorare prima in televisione, poi nel cinema accanto a personaggi importanti, come Alberto Sordi, Clara Calamai, Alida Valli, Massimo Serrato, Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Franco Zeffirelli. Ovviamente non si trattò mai di “grandi” parti, ma quel tanto che bastava per vivere ed essere felice, magari sognando qualcosa di più, come nel 1981 quando interpretò un avvocato del marchese Onofrio Del Grillo ne “Il marchese del grillo” di Mario Monicelli, accanto ad Alberto Sordi.
Da ragazzo visse a Ficarolo e, una volta, raccontò che proprio al cinema Grandi rubò una locandina del film “Anna Karenina” di Clarence Brown, del 1935, con Greta Garbo, Basil Rathbone e Fredric March. Quella locandina Eros la attaccò nei pressi del suo letto e, per anni, ogni sera, prima di addormentarsi si fermava a guardarla sognando ad occhi aperti. Il destino volle che Eros, in ben due occasioni, nel 1970 e nel 1995, si trovò a recitare in due sceneggiati televisivi liberamente ispirati al popolare romanzo di Lev Tolstoj diretto, prima da Sandro Bolchi in una produzione Rai e poi da Fabrizio Costa per Mediaset. Nella prima “Anna Karenina”, Eros recitò a fianco di Lea Massari, Giancarlo Sbragia, Pino Coalizzi, Marina Dolfin, Valeria Ciangottini, Sergio Fantoni; mentre venticinque anni dopo lavorò con Carol Alt, Philippe Caroti, Joachim Fhuchsberger e Adriana Asti. In qualche modo, il sogno si realizzò.
In un’intervista rilasciata nel 2000 in uno dei suoi ritorni in terra polesana per una mostra dei suoi quadri, ebbe a dire: “Non stimo troppo la politica, nemmeno l’umanità che talvolta mi ha offeso. Dipingo raramente uomini e solo di spalle, non m’interessa vederne il volto”.
Eros non ebbe una vita facile, ma, oltre che di coincidenze e giochi del destino, fu ricca di soddisfazioni. Fu proprio in quel “mondo romano” fatto di piccoli lavoretti in grandi produzioni, di provini, di feste, di salotti, di conoscenze e appuntamenti, che Eros conobbe, una sera, il “maestro” Ghiglia che gli fece esplodere la passione per la pittura. E il suo destino cambiò ancora una volta.
Chi non è emigrato a Roma è Gianni Frezzato, residente in una frazione di Rovigo, di professione agente di commercio e nel tempo libero batterista di un gruppo musilace locale.
«Gianni, a te go visto in teevision». Gliel’hanno già detto tante volte: la prima per un film – “La lingua del Santo” di Carlo Mazzacurati -, un’altra è per una domanda: “Dov’è il signor Dondi?”.
Gianni Frezzato è un cinquantenne che ha fatto la comparsa in film, spot-tv (Alma verde bio, torte Cameo, mobili Dondi, ecc.) e fiction televisive (“Amanti e segreti”, il recentissimo “Nebbie e delitti” con Luca Barbareschi e Natasha Stefanenko). Ai suoi coetanei che non hanno avuto le occasioni di mettere in scena il proprio talento e cominciano a pensare “alla poesia di un’età che non ritorna”, Gianni mostra che l’esperienza, quando è pura, apre sempre strade nuove.
Anche nella storia di Gianni, però, Roma ha avuto una certa rilevanza. Infatti, senza aspettare che qualcuno gli dicesse come, Gianni Frezzato ha iniziato le sue esperienze una trentina d’anni fa, quand’era un cameriere 17enne del ristorante “Scalella” di Roma, dove andavano in pausa pranzo Enrico Maria Salerno, Renzo Montagnani e Carlo Delle Piane quando lavoravano a Pomezia negli studios di Dino De Laurentis. «Ero al posto giusto nel momento giusto», dice Frezzato, che allora faceva già la comparsa all’Ambra Jovinelli nell’avanspettacolo che precedeva lo spettacolo erotico del pomeriggio.
Allo “Scalella” gli attori notavano il “cabarettismo naturale” del giovane cameriere e lo salutavano così: «Perchè non vai agli studios, che cercano persone».
«E io non sono mai stato un tipo che risponde “Eh, mi no”». Così un giorno, quando Enrico Maria Salerno gli disse «Tu Vuoi venire a fare il cameriere?», Frezzato si ritrovò in “Una vita venduta”, storia di due giovani che vanno a combattere in Spagna nelle falangi franchiste. Il film avrebbero dovuto girarlo in Spagna, ma negli studios di De Laurentis bastava una scavatrice per far sembrare una motta di terra una montagna del Far West.
Quella montagna non partorì un attore: «Come si dice, non ho fatto il salto. Ho lasciato più tempo alla musica e in teatro ho ricominciato 20 anni dopo, quando Dino Beraldo e Mario Serico mi chiesero di fare l’attore».
E siccome Gianni non è mai stato un tipo che risponde “Eh, mi no”, una settimana dopo si ritrovò in scena con la compagnia “Teatro Insieme”.
Giusto in tempo per essere segnalato all’agenzia “Rodeo drive”, che in quel periodo stava cercando comparse per “La lingua del Santo”: a segnalarlo fu Dino Beraldo, regista del “Teatro Insieme”. «Dicono che non c’è un bravo attore se non c’è un regista migliore: Dino ha concretizzato le mie capacità».
«Io non ho capacità attestate da studi e diplomi – spiega Gianni -. Ho tanta esperienza alle spalle e una sicurezza che m’ha insegnato Enrico Maria Salerno dietro le quinte: se vuoi essere un bravo attore devi restare te stesso davanti a qualsiasi copione». E non dimenticare il lavoro di chi resta fuori scena.
Chi intraprese una carriera artistica piuttosto interessante fu Riccardo Battaglia, in arte Rik Battaglia. Nato a Corbola il 18 febbraio 1927, dopo l’esordio ne “La donna del fiume” di Mario Soldati, dove interpretò Gino Lodi, il fidanzato di Sophia Loren, lavorò in numerose produzioni per il cinema e la televisione, in Italia e all’estero, ricoprendo ruoli piuttosto importanti. Nel 1956, “La risaia” di Raffaello Matarazzo (è Gianni), “Orlando e i Paladini di Francia” di Pietro Francisci (è Orlando); nel 1957, “Liana, la schiava bianca” di Herman Leitner (è Ibrahim), “La Gerusalemme liberata” di Carlo Ludovico Bragaglia e “I Fidanzati della morte” di Romolo Marcellini (è Carlo); nel 1958, “Nudi, come Dio li creò” di Hans Schott-Schobinger, “Vento di passioni” di Richard Wilson, “I Battellieri del Volga” di Arnaldo Genoino (è Lisenko), “Adorabili bugiarde” di Nunzio Malasomma (è Giorgio Pitagora); nel 1959, “I Reali di Francia” di Mario Costa (è Roland Conte Di Besancon) e “Caterina Sforza, la leonessa di Romagna” di Cesare Meano; nel 1960, “La Giornata balorda” di Mauro Bolognini (è Carpiti), “Esther e il re” di Raul Walsh (è Simone), “Il Conquistatore dell’Oriente” di Tanio Boccia (è Nadir), “Annibale” di Carlo Ludovico Bragaglia; nel 1961, “Teseo contro il Minotauro” di Silvio Amadio (è Demetrio), “Entrate senza bussare” di Cyril Frankel (è Giulio); nel 1962, “Sodoma a Gomorra” di Robert Aldrich (è Eber), “Rocambole”, “Una Regina per Cesare” di Piero Pienotti (è Lucio Settimio), “Rocambole” di Bernard Borderie (è Von Berthold), “Giulio Cesare, il conquistatore delle Gallie” di Tanio Boccia (è Vercingetorige); nel 1963, “Sandokan, la tigre di Mompracem” di Umberto Lenzi (è Sambigliong), “Il Leone di San Marco” di Luigi Capuano (è Dandolo), “Il Figlio del circo” di Sergio Greco (è Staffi); nel 1964, “Una carabina per Schut” di Robert Siodmak (è Nirwan/Schut), “La battaglia di Fort Apache” di Hugo Fregonese (è Dixon), “I pirati della Malesia” di Umberto Lenzi (è Sambigliong); nel 1965, “6 pallottole per Ringo Kid” di Sobey Martin, “Desperado trail” di Harald Reinl (è Rollins), “I violenti di Rio Bravo” di Robert Siodmak (è Lazaro Verdoja), L’Avventuriero della tortuga” di Luigi Capuano (è Pedro Valverde), “Amanti d’oltretomba” di Mario Caiano (è David); nel 1966, “Viva Gringo” di Georg Marischka (è Peripo), “Tempesta alla frontiera” di Alfred Vohrer; nel 1967, “I lunghi giorni dell’odio” di Gianfranco Baldanello (è Vick Graham), “I frutti amari” di Jacqueline Audry, “Per 50.000 maledetti dollari” di Alfonso Balcazar (è Drummer); nel 1968, “L’uomo dal lungo fucile” di Harald Reinl (è Murdock), “Spara, Gringo, spara” di Sergio Corbucci, “Black Jack” di Gianfranco Baldanello (è Skinner); nel 1969 “La battaglia del deserto” di Mino Loy (è Robert); nel 1970, L’oro dei bravados” di Giancarlo Romitelli; nel 1971, “Giù la testa” di Sergio Leone (è Santerna), “Ehi amigo… sei morto!” di Paolo Bianchini, La grande scrofa nera” di Filippo Ottoni, “Addio, fratello crudele” di Giuseppe Patroni Griffi; nel 1972, “Il richiamo della foresta” di Ken Annakin, La lunga cavalcata della vendetta” di Tanio Boccia, “L’isola misteriosa e il capitano Nemo” di Juan Antonio Bardem (è Finch); nel 1973, “L’isola del tesoro” di John Hough e Andrea Bianchi, “Zanna bianca” di Lucio Fulci, “Canterbury N. 2 – nuove storie d’amore del ‘300” di John Shadow; nel 1974, “Ti darò un posto all’inferno” di Paolo Bianchini; nel 1975, “Il lupo dei mari” di Giuseppe Vari, “Un genio, due compari, un pollo” di Damiano Damiani, “La fine dell’innocenza” di Massimo Dallamano; nel 1976, “Il mondo dei sensi di Emy Wong” di Bitto Albertini, “Le deportate della sezione speciale SS” di Rino Di Silvestro; nel 1977, “Suor Emanuelle” di Giuseppe Vari, “Ritornano quelli della calibro 38” di Joseph Warren, “Mannaja” di Sergio Martino; nel 1978, “Posledni útok. Il grande attacco” di Umberto Lenzi; nel 1979, “Napoli la camorra sfida… la città risponde” di Alfonso Brescia, “I contrabbandieri di Santa Lucia” di Alfonso Brescia, “Lo scugnizzo” di Alfonso Brescia (è Don Vincenzo); nel 1980, “Zappatore” di Alfonso Brescia e “La tua vita per mio figlio” di Alfonso Brescia (è don Calogero); nel 1982, “La vela incantata” di Gianfranco Mingozzi (è Cesare), “Giuramento” di Alfonso Brescia e “Bomber” di Michele Lupo; nel 1985, “Il pentito” di Pasquale Squitieri, “Liberté, égalité, choucroute” di Jean Yanne, “Detective School Dropouts” di Filippo Ottoni; nel 1986 “Giuro che ti amo” di Nino D’Angelo; nel 1988, le fiction televisive “Don Bosco” di Leandro castellani (è Michele Cavour) e “Cuore in gola” di Stefania casini (è Mr. Jones), “Asilo di polizia” di Filippo Ottoni (è don Zanetti); nel 1989, “La ragazza del metrò” di Romano Scandariato (è il padre) e l’erotico “Diva futura” di Ilona Staller e Arduino Sacco; nel 1991, “Omicidio a luci blu”di Alfonso Brescia e “Buck ai confini del cielo” di Tonino Ricci (è Bauman); nel 1992 “La carne e il diavolo” (Tv) di Nello Rossati.
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